Tragedia a Santi Cosma e Damiano: Paolo, 14 anni, vittima di bullismo, si toglie la vita. L’Italia sotto shock

Tragedia a Santi Cosma e Damiano: Paolo, 14 anni, vittima di bullismo, si toglie la vita. L’Italia sotto shock.

La piccola comunità di Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, è sprofondata nello sconforto dopo la morte di Paolo Mendico, un ragazzo di 14 anni che avrebbe compiuto 15 nei giorni successivi. L’11 settembre 2025, poche ore prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, Paolo ha deciso di togliersi la vita, impiccandosi nella sua cameretta con la cordicella di una trottola. Una tragedia che non solo ha devastato la famiglia, ma ha acceso i riflettori sul drammatico fenomeno del bullismo e sulle responsabilità delle istituzioni scolastiche.

Secondo quanto emerso dalle prime indagini, coordinate dalla Procura di Cassino, il gesto estremo sarebbe stato il culmine di anni di vessazioni. Paolo era stato preso di mira fin dalle elementari: per i suoi capelli biondi e lunghi veniva deriso con epiteti come “Paoletta” e “Nino D’Angelo”. In più occasioni aveva subito aggressioni fisiche, insulti e persino l’indifferenza di insegnanti che, a detta dei familiari, non solo non lo avevano difeso, ma in alcuni casi avrebbero addirittura alimentato la derisione. Alle scuole medie aveva cambiato istituto per sfuggire alle angherie, ma anche in quell’ambiente si era ritrovato isolato e umiliato. Al liceo tecnico Pacinotti di Fondi, dove frequentava l’indirizzo informatico, le umiliazioni sarebbero continuate, con insulti tra i corridoi e scherni sui social network. La sera prima della tragedia, Paolo aveva inviato un messaggio inquietante ai compagni di classe: “Conservatemi un posto in prima fila a scuola”. Nessuno, purtroppo, ha colto la disperata richiesta d’aiuto nascosta in quelle parole.

La Procura ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio e ha disposto l’autopsia, oltre al sequestro di telefoni, tablet e computer di Paolo e di alcuni coetanei, per verificare la presenza di episodi di cyberbullismo. I carabinieri stanno accertando se le segnalazioni fatte dalla famiglia fossero state correttamente protocollate dalle scuole e se fossero stati attivati i protocolli anti-bullismo previsti dalla legge 70/2024. Non si esclude che nei prossimi giorni l’indagine venga trasmessa anche alla Procura dei Minori per valutare eventuali responsabilità dirette dei compagni.

La famiglia, straziata dal dolore, accusa apertamente la scuola di non aver ascoltato le loro denunce. “Nostro figlio è stato un perseguitato. Abbiamo sempre denunciato, ma siamo rimasti inascoltati”, hanno dichiarato i genitori, Giuseppe Mendico e Simonetta La Marra. Il fratello maggiore, Ivan Roberto, ha scritto una lettera accorata al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, alla premier Giorgia Meloni e persino a Papa Leone XIV, denunciando anni di persecuzioni e parlando senza mezzi termini del “fallimento della società”. Ricorda le lacrime del fratello, la sua voglia di vivere e i suoi interessi: la musica, la pesca col padre, la cucina, il suo animo sensibile e generoso. Paolo difendeva sempre i più deboli e anche per questo veniva bullizzato.

La preside dell’Istituto Pacinotti, Gina Antonetti, respinge però le accuse, sostenendo che la scuola non abbia mai ricevuto segnalazioni formali dai genitori e che dalle attività di ascolto psicologico frequentate dal ragazzo non erano emerse criticità particolari. Secondo la dirigente, Paolo era integrato, partecipava a progetti contro il bullismo ed era benvoluto dai compagni. A suo dire, al funerale erano presenti tutta la classe e la scuola, contrariamente a quanto sostenuto dalla famiglia. Parole che non hanno però placato le polemiche, anzi hanno aperto un fronte di accuse reciproche che solo le indagini chiariranno.

Il ministro Valditara, dopo aver telefonato al padre di Paolo, ha disposto due ispezioni immediate negli istituti frequentati dal ragazzo, per verificare se le scuole abbiano rispettato gli obblighi di legge. “Il bullismo è un fenomeno in crescita, legato anche all’abuso dei social. Dobbiamo capire se i protocolli sono stati applicati e rafforzare le misure di prevenzione”, ha dichiarato, promettendo una stretta sulle valutazioni del comportamento in classe.

Il caso di Paolo ha sollevato un’ondata di indignazione e di dibattito politico. La senatrice Mariastella Gelmini ha invocato un piano nazionale di prevenzione, con più risorse per la neuropsichiatria infantile e il rafforzamento di Telefono Amico. Michela Di Biase del Pd ha chiesto un investimento massiccio sull’inclusione e sull’ascolto nelle scuole, mentre Tullio Ferrante di Forza Italia ha ricordato la legge 70/2024 e il bonus psicologo come strumenti per affrontare l’emergenza. Anche personaggi pubblici come Antonella Clerici hanno lanciato appelli a genitori e insegnanti, ricordando che la prevenzione inizia nelle famiglie e nelle aule.

L’Italia si interroga ora sul proprio fallimento collettivo. I dati parlano chiaro: secondo l’Osservatorio Indifesa 2024 di Terre des Hommes, il 63% degli adolescenti ha subito bullismo, il 19% cyberbullismo, con conseguenze devastanti sulla salute mentale. Dopo la pandemia, i tentativi di suicidio tra minorenni sono aumentati fino al 75% in alcune strutture ospedaliere, come il Bambin Gesù di Roma.

Paolo Mendico non era solo una vittima. Era un ragazzo con sogni, talenti e affetti. La sua morte lascia un vuoto incolmabile nella sua famiglia e nella sua comunità, ma soprattutto rappresenta un monito che il Paese non può ignorare. “È il fallimento della nostra società”, ha scritto il fratello. E ora la domanda che resta sospesa è se l’Italia saprà davvero imparare da questa tragedia, trasformandola in un punto di svolta nella lotta al bullismo e nella tutela dei più fragili.

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